giovedì 17 maggio 2012

Tra le rocce e il cielo al TrentoFilmFestival: UOMO E MONTAGNA, PAESAGGI IN TRASFORMAZIONE



“Uomo e montagna: paesaggi in trasformazione”, è questo il titolo dell’appuntamento del Festival TRA LE ROCCE E IL CIELO, che si è svolto lo scorso 30 aprile a Trento, all’interno del TrentoFilmFestival 2012, il festival cinematografico dedicato alla montagna. Annibale Salsa, Geremia Gios, Ugo Morelli, Alberto Folgheraiter e Iva Berasi hanno parlato di come sta cambiando il paesaggio alpino. Moderatrice la curatrice artistica del Festival Fiorenza Aste.

Perché in questo periodo storico c’è tutta quest’attenzione sul paesaggio? Cosa fa Accademia della montagna per il paesaggio?
Iva Berasi (direttrice di Accademia della Montagna del Trentino). Il Trentino ha capito presto, prima di altri territori, l’importanza del paesaggio e della sua tutela in quanto elemento etico, culturale, economico della vita di una comunità. “Accademia della montagna”, con i suoi progetti vuole far si che anche i più piccoli imparino a conoscere il territorio che li circonda, per questo spinge la scuola ad insegnare ai bambini la conoscenza del paesaggio che li circonda e cerca di portare i più giovani in montagna.

Nel bel libro di Aldo Gorfer “Solo il vento bussa alla porta”, primo testo in Trentino ad analizzare, ormai più di quarant’anni fa, il fenomeno dello spopolamento della montagna, si cita spesso come causa della fuga dalle valli la mancanza di strade. Ora che le strade ci sono, la montagna si spopola lo stesso, perché?
Alberto Folgheraiter, (giornalista autore del libro “I villaggi dei camini spenti”). Ora le strade ci sono, ma sono servite solo ad accelerare la discesa a valle. “Il villaggio dei camini spenti” è un viaggio nella periferia del Trentino. Una periferia costellata da case con appeso un cartello “vendesi”. Una periferia in cui ogni volta che muore un anziano si perde un po’ di prato e il bosco si avvicina alle case. Perché questo accade? Perché è più facile, più comodo, vivere in città. E intanto la natura si riappropria di spazi che prima erano suoi.


In Trentino si è sentita la necessità di fondare una scuola di paesaggio, per salvaguardare un territorio che spesso sentiamo come ereditato dai nostri genitori, ma che dovremmo abituarci a pensare come un prestito dei nostri figli. Cosa fa la Trentino school of Management?
Ugo Morelli (psicologo, professore della Trentino school of Management). La Tsm è una Scuola nata come strumento per l’evoluzione del territorio attraverso l’aggiornamento e lo sviluppo delle competenze di amministratori, tecnici e facilitatori, e attraverso la formazione e la ricerca per lo sviluppo dell’economia trentina.    
Dobbiamo guardare i territori nella loro dimensione planetaria. Non esiste un paesaggio autentico, genuino, esistono solo luoghi con queste caratteristiche. Solo guardandoci dal di fuori possiamo accorgerci di cosa siamo, per questo il Trentino va guardato da una prospettiva planetaria.

Possiamo dare un valore al paesaggio?
Geremia Gios (docente di economia dell’Università di Trento). Quando si parla del valore di una foresta, si calcola sempre solo il valore ricavabile dal legname. Ma il valore del legname delle foreste trentine è solo il 10-15% di quello dell’intera foresta, che ha anche valore per la sua biodiversità, per la geologia, valore turistico e molto altro.
Le stime servono, ma diventano utili quando portano a una coevoluzione: l’uomo cioè deve evolvere assieme al territorio in cui vive riconoscendone i limiti e non superandoli.
Proprio seguendo questa idea della coevoluzione di uomo e territorio diviene logico affermare che la proprietà dei luoghi in cui abitiamo è della collettività che in quei luoghi vive.

Cosa significa ritorno alla montagna? Ci sarà?
Annibale Salsa (ex presidente Del Cai). C’è stata negli anni da un lato un’enfatizzazione naturalistica, dall’altra una prometeica, che autorizza l’uomo a intervenire in qualunque modo sulla natura pur di ottenere il suo scopo. Si tratta di un dualismo schizofrenico. La legislazione italiana, con la legge Bottai del 1939, esaltava la dimensione estetizzante del paesaggio, che in questo modo diventava immutabile.
Oggi il rapporto tra natura e cultura va riequilibrato. Va regolato, altrimenti rischiamo di ritrovarci nella situazione opposta a quella del tecnicismo degli anni ’60. Se si va avanti in questo modo arriveremo tra 100 anni a un inselvatichimento di cui non abbiamo memoria.
Il paesaggio va portato al centro dell’attenzione superando il dualismo che vuole da una parte un naturalismo esasperato, dall’altro l’addomesticamento a tutti i costi della natura.


E’ possibile invertire la tendenza di spopolamento in atto?
Ugo Morelli. Gios ha parlato dei concetti di coevoluzione, di bene comune (non immediatamente riconducibile a un prezzo) e limite. Si tratta di elementi altamente discontinui. Come abbiamo potuto superare il dualismo vincolo-possibilità superando il primo? Dubito si possa mantenere un rapporto tra demografia, cultura, natura e montagna legando le persone a un territorio. Occorre invece investire sulla conoscenza, sull’istruzione, per arrivare a un ripopolamento della montagna. La vivibilità dei luoghi oggi, infatti, è resa possibile dalla nostra capacità di innovare i luoghi in cui viviamo.
Le persone devono scegliere di vivere in montagna. Non devono sentirsi emarginati, ma cittadini del mondo che hanno scelto volontariamente di vivere in montagna.

Annibale Salsa. La condizione dei montanari per necessità è quella di chi non aveva la possibilità di scegliere dove vivere. Per questo nel corso dell’800 la montagna è diventata nell’immaginario collettivo un luogo terribile di emarginazione. Oggi siamo nella condizione di tornare ad essere montanari per scelta. Ed esempi di neo ruralismo e di specializzazione  dimostrano che una controtendenza è possibile.

Geremia Gios. Non è possibile conservare senza gestire. Le Alpi possono diventare laboratorio per nuove forme  di tecnologie e di modelli organizzativi, poiché la dove i limiti sono più evidenti, in montagna, i risultati sono più chiari.
Ci sono beni naturali che possono essere utilizzati in modo efficace attraverso il mercato, altri invece che sono pubblici, della collettività, che andrebbero gestiti come beni comuni.

Alberto Folgheraiter. La crisi in atto riporterà la gente in montagna. Le persone ritornano in montagna per necessità, soprattutto gli immigrati. Saranno proprio loro tra 20 anni a gestire il nostro territorio, perché saranno gli unici in grado di farlo.

Iva Berasi. La rivalutazione culturale ha bisogno di tempi lunghi. C’è un ritorno, in questi ultimi anni, di persone  che vanno a vivere nei piccoli comuni di montagna, non solo di gente che torna dove è nata, ma anche di persone che vengono da altri luoghi.


Stefania Costa
costa_stefania@yahoo.it

1 commento:

  1. Perché la montagna si sta spopolando? Quali sono le conseguenze dell'abbandono da parte dell'uomo? Quali sono le prospettive future? Questo e molto altro all'incontro che TRA LE ROCCE E IL CIELO ha tenuto nell'ambito del TrentoFilmFestival 2012. Incontro che rappresenta un assaggio del convegno che si terrà in Vallarsa il 31 agosto 2012, durante la manifestazione TRA LE ROCCE E IL CIELO, e che vedrà confrontarsi sul tema delle profonde trasformazioni subite dalla montagna nomi del calibro di Giorgio Conti, Giuseppe Carlo Lozzia, Alberto Gedda, Marco Avanzini, e molti altri...

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