mercoledì 27 giugno 2012

CAMMINANDO A PASSO D'ASINO. INTERVISTA A VALENTINA MUSMECI


Consultando il tuo sito internet ho scorso rapidamente il tuo “curriculum” di viaggiatrice e ho notato che è davvero fittissimo… Cosa cerchi nel viaggio?
È una domanda difficilissima, perché quello che uno cerca nel viaggio, cerca nella vita… Non so se il mio curriculum è fitto, forse lo è in confronto a chi viaggia poco, ma quando cominci a viaggiare ti rendi conto di quanto c’è da vedere nel mondo e quanto poco conosci. Quindi io mi sento in cammino, sto cercando di vedere il più possibile di quanto può offrire il mondo. Se mi chiedi qual è la prima cosa che mi spinge a muovermi è la curiosità di conoscere, di stupirmi, di vedere cose nuove…
Cosa puoi dire che ti abbia dato, da un punto di vista personale, il viaggiare in questi anni?
Capita di conoscere persone che sono state in un sacco di posti, ma il loro punto di vista è rimasto sempre lo stesso. Mi auguro che il mio viaggiare sia stato sempre un cercare di vedere il mondo sotto prospettive diverse, le prospettive degli altri, di chi incontri, perché solo in questo modo puoi arricchirti di una visione ulteriore, di una prospettiva della vita che non avevi considerato… un modo nuovo di vedere le cose. Quando mi metto in viaggio mi sento sempre un po’ come una bambina, basta che qualcuno mi dica “prepara la valigia” e che il viaggio duri un giorno o un mese sono sempre elettrizzata come una bambina.
Quindi senza dubbio il desiderio gratificato della scoperta è la prima cosa che il viaggiare mi abbia dato in questi anni, e la seconda è appunto il portarsi a casa nuovi modi di vedere le cose, che è sempre un arricchimento enorme.  
Sempre dal sito si può notare come tu abbia collaborato molto con riviste: come organizzavi i tuoi viaggi? Partivi per conto tuo e poi vendevi il pezzo o lavoravi su commissione?
Al tempo lavoravo solo su commissione. Ora sto cercando di affrancarmi da questo modo di lavorare. Come dice Messner, le riviste di settore attualmente sono solo marketing camuffato. Quando io viaggiavo su commissione dovevo esclusivamente parlare bene dei posti che visitavo e, nel caso avessi visto, come è successo più volte, cose che non mi piacevano, dovevo tacere il fatto.
Credo che ora giornalismo e fotogiornalismo stiano cambiando e credo che si abbia bisogno di nuovi  punti di vista. Attualmente lavoro per riviste e per siti internet di settore che seguono queste nuove prospettive, cercando di organizzarmi in prima persona i viaggi in modo da decidere io cosa andare a scoprire e poi poter raccontare liberamente quello che vedo, senza dover forzatamente decantare luoghi solo perché c’è qualcuno dietro le quinte che paga per il pezzo per “spingere” una località a fini turistici.
Certo la libertà a volte fa paura… questa mia nuova modalità di viaggiare a volte mi rende insicura, ma la differenza è enorme, straordinaria. Ad esempio io avevo da sempre un fortissimo richiamo per la Cina, con contatti già presi durante fiere, che una volta ottenuta questa libertà d’azione ho usato per preparare il mio prossimo viaggio nello Yunnan del nord, dove andrò la settimana prossima. Quello che mi spinge lì è un interesse puramente personale, è la voglia di cercare un mio percorso.
Da un lato io viaggio perché mi spinge una motivazione personale molto forte, come nel caso dello Yunnan e di Shangri- La, dove voglio raccogliere materiale per il mio secondo libro che vorrei scrivere, e allo stesso tempo c’è un bisogno di mettere in evidenza delle realtà che stanno emergendo. Per esempio nello Yunnan stanno nascendo una serie di progetti di ecoturismo che si legano in più modi al mio progetto di ecoturismo del trekking con gli asini qui in Provincia di Trento.

Ecco, parliamo di questo tuo progetto di trekking con gli asini: come è nata questa idea?
Molte volte nella vita vai in una direzione, cerchi di fare una cosa e poi ne viene fuori un’altra, e così è stato in questo caso. L’idea del trekking con gli asini non è mia: un giorno ero al telefono con una mia cara amica che mi dice “perché non venite a fare un trekking con gli asini con noi sul Lagorai?”. Mi si sono subito illuminati gli occhi, perché non vedevo l’ora di trascorrere una settimana nel nostro patrimonio naturale.
Sono arrivata casualmente al trekking con gli asini, ma ne sono rimasta fortemente colpita, perché ha degli aspetti straordinari che anche l’andare in montagna da soli non può darti. Condividere con un gruppo un’esperienza di trekking lunga una settimana immersi nella natura selvaggia e incontaminata del Lagorai, dove raramente si incontrano altre persone è qualcosa di eccezionale. Si riesce a ritornare davvero in contatto con la natura, che è uno dei bisogni che l’uomo di oggi ha, spesso inconsapevolmente.
Quindi questi mezzi atipici e lenti cosa possono dare di più rispetto ai mezzi moderni?
Questo tipo di trekking aiuta a familiarizzare con l’incertezza e con gli imprevisti che possono sempre succedere. Quando partiamo ci prefiggiamo sempre di percorrere un dato numero di chilometri ogni giorno, ma se si vede che quel giorno non riusciamo a coprire per intero il percorso e siamo costretti a mettere il campo tendato un po’ prima, vuol dire che adatteremo i piani per il giorno dopo. Noi abbiamo il terrore dell’incertezza, come si può vedere in un periodo come questo. In realtà può vivere nell’incertezza, lo ha fatto per molto tempo, solo che se lo sta dimenticando.
Il viaggiare lento permette, invece di pianificare una serie di attività già previste, disposte una dietro l’altra come accade nella vita di tutti i giorni, ti permette quel tempo necessario per pensare. La lentezza di permette una riflessione a tutto campo, che può essere sul tuo esercizio fisico, sulla consapevolezza di quello che stai facendo e permette anche la contemplazione, della natura, di un tramonto, di un panorama. All’inizio può fare paura la lentezza, ma nel giro di poco tempo inizia ad affiorare e crescere il piacere di potersi prendere il proprio tempo per fare le cose.

Quali problematiche ci sono, se ci sono, nel basare il proprio mezzo di trasporto su un essere vivente, dotato di volontà propria e non su un mezzo meccanico?
L’asino deve diventare un tuo alleato nel procedere, devi tu, essere umano, trovare un contatto con l’asino, un’intesa, e spesso ti trovi a parlare direttamente con l’animale. Formuli i pensieri e le richieste nei suoi confronti ad alta voce. All’inizio di ogni giornata di trekking si deve rifare il “contratto formativo” con l’asino, dicendogli “guarda, io mi prendo cura di te, ti faccio mangiare l’erba e riposare quando sei stanco, ma tu portami le mie cose senza fare storie…”. Sono cose che l’uomo sta dimenticandosi completamente.
In ogni caso spesso l’asino fa l’asino, come si dice, e capita che si fermi davanti ad un ruscello e non voglia attraversarlo e allora non ti resta che convincere l’asino a proseguire. Gli slacci il basto, lo avvicini all’acqua per fargli vedere come non sia in realtà pericoloso, fargli prendere confidenza e dimostrargli che il fatto che il ruscello sia rumoroso non indica che sia rischioso. Quando poi finalmente si riesce a fargli guadare il torrente, poi si può rimettergli il basto e ripartire, serve solo tempo.
Una volta è capitato che l’asino si sia buttato a terra, con una pancia gonfissima che ci aveva anche fatto temere il peggio e invece lui voleva solamente riposare e farsi togliere il basto. Una volta tolto il basto lui ha respirato e è stato un quarto d’ora abbondate sdraiato a terra e poi come se niente fosse si è rialzato ed è ripartito, molto felice di accettare di nuovo il basto e i bagagli sulla schiena.
Quando riesci ad entrare in contatto vero con l’asino scopri di avere un alleato, anzi, più che un alleato un maestro, visto che l’asino pensa prima di mettere un passo dopo l’altro e tu impari, grazie alla vicinanza, perché l’animale fa quello che fa.
Com’è organizzato questo trekking? È un trekking chiuso o è possibile farlo da semplici turisiti?
Io faccio ogni anno un trekking con asini con un gruppo di amici che gestiscono tre allevamenti di asini nella zona del Lagorai, ma ci sono una serie di proposte di trekking di questo genere nella provincia di Trento che sono raccolte sotto il nome di “Dove pensano gli asini” (che è anche il titolo del libro che ho scritto dopo questa esperienza) che propongono ai turisti un assaggio di quello che può voler dire un’esperienza di questo tipo. Ci sono diversi tipi di “assaggi” da poter fare: c’è il trekking di mezza giornata per bambini, il trekking di una giornata intera e ci sono alcune proposte in cui si dorme nei rifugi o in tenda. È possibile trovare sul sito www.dovepensanogliasini.it tutte queste proposte. Mi piace inoltre ricordare che in questo progetto a livello provinciale sono gli allevatori e i conduttori, le aziende piccole per intendersi, che si propongono in prima persona per organizzare questo tipo di trekking, non le APT delle varie zone, con le quali comunque si collabora sul territorio. Ognuna di queste piccole aziende si fa carico di valorizzare il proprio territorio e il proprio patrimonio culturale.
Al momento il progetto è esteso a sei valli, tutte in provincia di Trento, anche se c’è un grande interessamento da parte dell’altopiano di Asiago per entrare a far parte del progetto e vedremo se sarà possibile aggiungerlo dall’anno prossimo. Inoltre c’è stato un interessamento da parte di una zona della provincia di Bolzano, ma io credo che valga la pena di mettere i mattoni piano e uno alla volta in modo che siano solidi e sicuri prima di costruire castelli in aria. Quindi per ora questo progetto è assolutamente trentino e intende svilupparsi nei prossimi anni e di sicuro già dall’anno prossimo si inseriranno altre due zone: il nostro scopo è anche quello di costruire un sentiero unico che possa collegare tutte le valli del Trentino attraverso l’uso dell’asino come “mediatore culturale”.

Per concludere, hai mai pensato di usare questo mezzo di trasporto in un tuo trekking all’estero?
Sì, in effetti già nelle ultime fiere di turismo ho contattato alcuni tour operator, soprattutto nel Nord- Africa dove gli asini vengono regolarmente impiegati anche per lavoro, per cercare di esportare questo genere di trekking anche in quelle zone. Non ti nascondo poi che anche quando sarò a Shangri-La andremo a fare un piccolo trekking su un ghiacciaio e cercherò gli asini. Alcuni amici alpinisti mi hanno detto che in Nepal attualmente gli asini vengono impiegati di più rispetto agli yak, essendo più versatili e maneggevoli…
Mi lascio guidare da quello che arriverà e quindi dall’anno prossimo queste proposte di trekking potrebbero arricchirsi di qualcosa di internazionale, hai avuto il tuo scoop!
Grazie mille per l’intervista, buon viaggio e arrivederci al festival allora!
Grazie a voi e buona estate!

Intervista di Riccardo Rella
hekaloth@gmail.com

Valentina Musmeci racconterà la sua esperienza di trekking someggiato con gli asini a TRA LE ROCCE E IL CIELO, al tendone di Riva di Vallarsa, venerdì 31 agosto alle 21.00. Insieme a VALENTINA MUSMECI ci saranno MARGHERITA HACK, ALESSANDRO DE BERTOLINI, DAVIDE SAPIENZA, GIGI ZOPPELLO, che con l'aiuto di CARLO MARTINELLI  ci racconteranno LA GIOIA DELL'ANDAR LENTI.
Sempre venerdì 31 agosto, USCITA DI TREKKING SOMEGGIATO CON GLI ASINI di BastoBio, ANCHE PER FAMIGLIE E BAMBINI. Ritrovo alle 10.00 davanti all'Hotel Genzianella di Bruni di Vallarsa. Percorso: Giare Larghe. Massimo 30 partecipanti, prenotazioni presso Pro Loco Vallarsa 3341330576 entro lunedì 27 agosto.


L’intero programma del Festival “Tra le rocce e il Cielo” su PROGRAMMA

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