mercoledì 1 agosto 2012

TRANSUMANDO CON MARZIA VERONA



Marzia Verona, puoi spiegare, per chi non la conosce, cos’è la transumanza?
Sostanzialmente la transumanza è lo spostamento del bestiame a seconda della stagione per raggiungere pascoli migliori. Praticamente di questa stagione, quindi primavera-estate, si portano i capi dalla pianura alla montagna, mentre in inverno si scende dalla montagna e si torna in fondovalle.
In Italia questa tradizione è antica e diffusa?
Sì è una tradizione antichissima, antica quanto la pastorizia stessa. C’è sempre stata l’esigenza di sfruttare le risorse naturali tutto l’anno, quindi c’è l’esigenza di cambiare continuamente posto: i pascoli di pianura sono dedicati alla fienagione, che vuol dire mettere da parte il foraggio per l’inverno, mentre i pascoli di montagna sono usati direttamente nella stagione estiva.

Tu, per parlare di questo mondo, hai girato quasi tutta Italia…
Tutta Italia proprio no, anche se ultimamente vengo chiamata a parlare di questi temi in molti posti diversi, come anche il Lazio e la Sardegna, e si vede che i problemi sono sempre gli stessi.
Ci sono differenze nel modo in cui si svolge la transumanza, ad esempio fra l’arco alpino e gli Appennini, o la Sardegna?
Ci sono delle differenze, per esempio sui modi dello spostamento, sull’organizzazione o sulla tempistica, ma per il resto il mestiere del pastore è uguale in tutta Italia, forse in tutto il mondo. Sono stata poco tempo fa ad Amatrice, in Lazio, per parlare di queste cose, e contemporaneamente al convegno c’era la mostra fotografica di un fotografo rumeno che ha seguito le transumanze in tutta Europa, quelle foto potevano essere state scattate ovunque: che ci si trovi in Grecia, in Albania, in Galles, in Romania o in Italia, molte cose uniscono i pastori.

Come ti sei avvicinata a questo mondo?
Per motivi di studio, per la mia laurea in Scienze Forestali ed Ambientali, ho sempre avuto modo di occuparmi di pascoli, anche se soprattutto dal lato della vegetazione. Poi ai pastori vaganti mi sono avvicinata durante un'attività di censimento degli alpeggi per conto della Regione Piemonte. I vaganti non si fermano mai, possono compiere anche spostamenti fra alpeggi, ma il pascolo vagante è legato soprattutto alla pianura, dalla transumanza di discesa autunnale a quella primaverile di ritorno all'alpe. Ho anche scritto un libro sull'argomento. Poi ora il mio compagno è un pastore, quindi faccio anche io questo mestiere, anche se part-time.
La pastorizia totalmente nomade è molto diffusa in Italia?
In tutto il nord Italia ci sono greggi, anche di grandi dimensioni, in alcuni casi si parla di più di 2000 capi. Si è abituati a pensare che la pastorizia sia diffusa soprattutto nel resto d’Italia, nel centro-sud, dove comunque magari hanno greggi più numerose, con più capi, invece paradossalmente si scopre che ci sono più pastori al nord che altrove.
Però di pastorizia nomade non si sente quasi parlare, viene considerata quasi un ricordo del passato…
Sì, in molti poi pensano magari che siano soprattutto stranieri a svolgere questo mestiere, mentre invece quando vai a vedere scopri che sono molti italiani a farlo, spesso anche giovani.

Questo mondo della pastorizia nomade e transumante ha uno spazio, ne può avere, oppure è qualcosa che è destinato alla scomparsa?
E’ una domanda a cui sto cercando di rispondere, a volte sembra che non ci possa essere un futuro, che sia un mestiere troppo “fuori posto”. Poi mi rispondo “Perché non dovrebbe avere un futuro?”. Già tempo fa si pensava che le generazioni di pastori di allora sarebbero state le ultime, che il loro mondo era alla fine, mentre loro hanno continuato e oggi al loro posto ci sono i loro figli o addirittura i loro nipoti. Il problema in questo momento è precisamente un problema dello spazio che viene lasciato alla pastorizia: i luoghi dove è possibile pascolare sono sempre meno estesi, la burocrazia è sempre più soffocante. Non sembra che i pastori non riescano più a trovare uno spazio nel mondo di oggi, ma sembra che il mondo di oggi non sia più in grado di lasciare spazi a questa realtà.
Quindi i problemi sono urbanizzazione e burocrazia?
Sì urbanizzazione non solo in quanto tale, ma anche in quanto aumento delle strade e del traffico, difficoltà a poter attraversare vasti spazi con le greggi e molta meno disponibilità da parte delle popolazioni locali a tollerare la presenza dei pastori. In questi giorni ho partecipato a una festa della transumanza, e ho detto che bisogna che queste iniziative escano dal folclore e facciano capire alla gente cosa vuol dire fare questo mestiere. E’ bello vedere il passaggio delle pecore, ma deve esserlo non solo quando vai apposta a vederlo, ma anche quando incontri un gregge in una giornata qualsiasi. Voglio dire, aspettare con la macchina dietro a un gregge non è diverso che aspettare in macchina davanti a un cantiere, sia  il pastore che l'operaio stanno lavorando. Qui si vede che il problema è anche di scarsa tolleranza e comprensione.

Quindi secondo te la pastorizia è un mondo solo “per addetti ai lavori”, oppure quando si alza il velo e si pongono le questioni, la gente è interessata a conoscere e a comprendere questo mondo?
C’è interesse, c’è tanta curiosità. Sia quando vado agli eventi che poi quando pubblico contenuti sul blog, mi seguono molte persone, sia addetti ai lavori che gente normale mossa dalla voglia di scoprire un mondo che non conoscevano. La cosa bella è la gente che, magari dopo essere andata ad un evento o anche solo leggendo il mio sito, poi quando incontra un gregge per strada si ferma, fa le foto e me le invia per il blog. E’ una cosa che mi fa piacere, vuol dire che il messaggio arriva, anche se a un numero ridotto di persone. L’interesse c’è, testimoniato anche dall’aumento di mostre fotografiche, libri e film.
Questo però è quello che succede a livello di immagine, mentre manca ancora la legislazione che dia spazi a chi pratica questo mestiere. So che in questi giorni la regione Veneto ha rinnovato la propria legislazione in materia di pastorizia nomade, quindi dovrebbero migliorare le condizioni dei pastori di quella zona, ma la situazione è ancora grave in tutta Italia. I comuni spesso mettono molti divieti di pascolo, anche per mettersi al riparo dalle lamentele della popolazione. Esistono delle pecore nere, alcune “mele marce” che non svolgono correttamente il loro lavoro di pastori, e così facendo causano il discredito di tutta la categoria.
Ho visto dal tuo blog che stai lavorando ad un film su questi temi…
Sì, sto lavorando ad un libro che si intitolerà "Di questo lavoro mi piace tutto", e che sarà pronto per essere presentato in Vallarsa, durante la manifestazione “Tra le rocce e il cielo”. E poi sto lavorando ad un progetto dell’Università di Torino e della Regione Piemonte denominato PROPAST, per realizzare un film per valorizzare la figura del pastore. Il film vuole essere un insieme di storie, attraverso interviste, che dia una panoramica di questo mondo.

Marzia Verona parteciperà, assieme a protagonisti quali Annibale Salsa, Giorgio Conti, Roberto Mantovani, Geremia Gios, Marco Avanzini e molti altri, al convegno UOMO E MONTAGNA, PAESAGGI IN TRASFORMAZIONE, in programma per venerdì 31 agosto in Vallarsa, presso il Teatro Comunale di Riva, nell'ambito di TRA LE ROCCE E IL CIELO 2012. Il programma completo qui.


Marzia Verona si confronterà anche con Claudio Groff del Servizio Foreste e Fauna della Provincia di Trento e con Annibale Salsa sul tema LE ATTIVITA' UMANE E I GRANDI CARNIVORI SULLE ALPI: UNA CONVIVENZA POSSIBILE?, sabato 1 settembre alle 18,15 presso il tendone di Riva di Vallarsa.

Ludovico Rella
ludovico_rella@yahoo.it

2 commenti:

  1. Intervista a Marzia Verona, pastora ed esperta di pastorizia e transumanza.

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  2. grazie per aver cambiato le foto, aggiornando con quelle più recenti!

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