sabato 11 agosto 2012

LA MONTAGNA LABORATORIO DI NUOVI MODELLI SOCIALI E ECONOMICI. INTERVISTA A GEREMIA GIOS, SINDACO DI VALLARSA



Geremia Gios, spesso si parla di una crisi dei luoghi di montagna, crisi che vuol dire soprattutto spopolamento e abbandono. In questo quadro come si pone il territorio di Vallarsa? E’ interessato o meno da questo processo?
Sicuramente in tutte le cose ci sono momenti di crescita e momenti di crisi, e sicuramente in Vallarsa ci sono stati circa cinquant’anni di diminuzione della popolazione. Ora questo fenomeno si sta esaurendo, il momento acuto della crisi è passato e quindi le prospettive future sono certamente più positive.
Quale pensa sia stata la chiave di volta che ha permesso di rompere il processo di abbandono e invertire la tendenza?
La chiave di volta fa parte di un cambiamento complessivo dei modelli e degli stili di vita, con un maggior interesse ad andare a vivere in aree particolari per clima e realtà locale come sono appunto quelle di montagna, a cui si aggiunge un aumento sensibile dei servizi anche nelle aree un tempo marginali, quindi il problema dell’isolamento di questi territori risulta, se non risolto, sicuramente attenuato.
Quest’anno Vallarsa ospiterà un festival per molti versi nuovo, ovvero “A coltivar la buona pianta”, realizzato con l’azienda Aboca, che si occupa di erboristeria. Che caratteristiche ha questa iniziativa?
Questa iniziativa nasce dalla speranza che, anche grazie alla collaborazione con Aboca, si sviluppi, in Vallarsa, una filiera produttiva relativa alla raccolta e alla trasformazione delle erbe medicinali. Questo si vuole ottenere soprattutto grazie al fatto che Vallarsa è un territorio con caratteristiche particolari, in primis il livello di agenti inquinanti, che è molto basso tutto l’anno, e un elevato tasso di “naturalità” e che quindi permette una biodiversità molto ricca delle piante medicinali.

Quest’anno la rassegna “Tra le rocce e il cielo” arriva alla terza edizione, si sente di tracciare un bilancio e delle prospettive riguardo a questa iniziativa?
Quella che sta alla base di “Tra le rocce e il cielo” è un’esigenza soprattutto culturale. L’esigenza è quella di costruire una cultura dei luoghi di montagna attorno alle popolazioni che abitano questi luoghi, per creare la consapevolezza che queste popolazioni non sono sole, non sono tagliate fuori dal mondo, ma che a partire dalla montagna si possa creare un modello che possa essere all’avanguardia riguardo agli stili di vita, ai modelli economici e produttivi, ma sempre fortemente agganciato a quelle che sono le evoluzioni a livello “macro” del sistema nel suo complesso. Insomma, l’esigenza di “fare cultura” della montagna in modo che la montagna non sia più sola, ma fortemente integrata in un nuovo sistema con nuove caratteristiche.
Vallarsa ospita anche un Centro Studi Etnografico, dotato di un Museo della Civiltà Contadina, ci può dire che caratteristiche hanno questi centri culturali e quali bilanci e prospettive se ne possono trarre?
Il Museo e il Centro Studi nascono sulla base di un movimento di abitanti di questa Valle che aveva alla base l’esigenza soprattutto di tramandare alle generazioni future una memoria sulla vita nei tempi passati. Da questa idea ed esigenza è nata dapprima una raccolta di oggetti legati alla memoria, e poi anche una modalità di esposizione di questi oggetti che rendesse possibile un collegamento automatico con il loro utilizzo, con la vita dell’epoca, in modo da poter anche tracciare degli spunti per il futuro. Da questo punto di vista i risultati sono molto positivi. Il Centro Studi è un’associazione privata e, anche se riceve contributi dall’amministrazione pubblica, è capace di sorreggersi quasi totalmente sul volontariato e sulla passione di chi ne fa parte e lavora molto attivamente per veicolare memoria, cultura e valori fra gli abitanti della valle. In questo penso che il Centro Studi possa essere d’esempio per altre iniziative di questo genere.

Parlando con il Geremia Gios professore di economia agraria e forestale, in un modello economico sempre più integrato e globale, quali caratteristiche particolari ha la montagna che la differenzi dal resto del sistema e quale ruolo può giocare il territorio di montagna in un sistema economico come quello che ci circonda?
L’economia di montagna ha un grande vantaggio, che è l’essere per eccellenza il luogo “del limite”, e in un momento in cui tutto il mondo scopre il limite come fine della possibilità di incrementare all’infinito produzione e ricchezza, ciò fa essere l’economia di montagna un pezzo di un nuovo paradigma economico da costruire. La montagna ha due grandi pregi: è un luogo tendenzialmente ricco di risorse naturali e in più è sede di forme peculiari di organizzazione sociale. In più è un luogo che fa vedere molto chiaramente quali sono le conseguenze dei vari tipi di intervento, quindi nel futuro credo che la montagna possa diventare un laboratorio per nuovi modelli sociali ed economici che abbiano sempre un occhio fisso sui limiti del territorio e sulle conseguenze delle scelte, per valutare le scelte con anticipo.
Quale ruolo può avere la politica nel costruire un progetto che coinvolga i luoghi e soprattutto i luoghi di montagna?
La politica ha essenzialmente il ruolo di creare le condizioni perché le diverse popolazioni e i diversi territori possano esprimere appieno le proprie potenzialità, di concerto e in maniera coordinata con altre popolazioni e altri territori. Questo vale anche e soprattutto per i territori di montagna, in cui la grande varietà e differenziazione fra i vari territori pone l’esigenza che vi siano forme di autonomia che consentano di organizzare al meglio la vita materiale e sociale delle varie popolazioni.
Ludovico Rella
ludovico_rella@yahoo.it

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