lunedì 19 agosto 2013

"Alpinista ieri, climber oggi", per i 30 anni del gruppo SAT Vallarsa si incontrano le generazioni di alpinisti



“Alpinista ieri, climber oggi” è la chiacchierata che sabato 31 agosto alle 14 si terrà all’Alpe di Campogrosso  all’interno di Tra le rocce e il cielo, il Festival della montagna vissuta con consapevolezza che si svolge in Vallarsa (TN) dal 29 agosto al 1 settembre. Un incontro tra amici amanti della montagna che rappresentano diverse generazioni dell’alpinismo trentino. Quelle persone che hanno visto il passaggio dall’andare in roccia in modo tradizionale fino ai giorni nostri. Ad organizzare l’incontro, il gruppo SAT di Vallarsa che festeggia il suo 30° anniversario di fondazione in uno dei luoghi più suggestivi della Vallarsa ai piedi delle Piccole Dolomiti. Ce ne parla Claudio Rossaro, uno dei fondatori del gruppo.



- Com’è nata l’idea di fare un gruppo Sat in Vallarsa?

L’idea è nata da Tullio Pezzato ed Ezio Campagna. Una mattina li ho incontrati al bar a Raossi e mi hanno chiesto “Perché non facciamo un gruppo della Sat?”. Era già da qualche mese che l’idea girava tra di loro e abbiamo deciso di farlo. Cerchiamo soci nuovi e facciamo il gruppo. Così ha iniziato a formarsi il gruppo di Vallarsa della Sat, della sezione di Rovereto naturalmente. Con l’aiuto anche dei satini di Rovereto che hanno ben accolto il nostro gruppo.

- In quanti siete partiti?
All’inizio eravamo in 13-14 ma nel giro di pochi mesi abbiamo raggiunto una trentina di soci. Adesso siamo già oltre 150 tra familiari, giovani… e con alcuni soci anche residenti nel Veneto che frequentano la Vallarsa sono entrati nel nostro gruppo.

- Qualcuno che all’epoca era poco più di un ragazzino adesso ha fatto un po’ di strada sia dal punto di vista alpinistico che nella direzione della Sat.
Diciamo che la Sat è nata in Vallarsa come organizzazione di gite e di qualche manifestazione. Poi qualcuno, tipo Luca Campagna, si è appassionato, ha conosciuto un sacco di personaggi, Sergio Martini ed altri, e ha seguito quel percorso lì. Non tanto arrampicate particolari ma soprattutto spedizioni verso gli 8 mila e così via. Diciamo che in Vallarsa Luca è stato l’unico che ha seguito tutto l’itinerario dell’arrampicata, su roccia fino alle spedizioni internazionali. Questo grazie al gruppo rocce di Rovereto dove c’erano Maffei, Paolo Leoni, Mariano Frizzera, Sergio Martini… Una generazione, una scuola di vita, della Sat. Uno dei migliori gruppi d’Italia si può dire.

- Il lavoro della Sat di Vallarsa è duplice. Da una parte una lunghissima rete di sentieri meravigliosi sulle nostre montagne, dall’altra anche tanta attività a livello associativo, come l’accompagnamento alle passeggiate, la Fiera di San Luca. Com’è conciliare queste due cose?
L’inizio della Sat era qualche gita, al Fraccaroli, al Papa e al Lancia nei primi anni, e soprattutto manutenzione dei sentieri. Però i sentieri in Vallarsa sono tantissimi, ben più di 50 km. Poi si è sviluppata sempre di più l’attività di manifestazioni, pur tenendo conto anche i sentieri che durante l’anno vengono mantenuti puliti. Negli ultimi anni soprattutto è iniziata un’attività pazzesca. Iniziamo a fine gennaio con le ciaspolate e finiamo a fine dicembre alla casa di riposo di Raossi. Poi le gite, le escursioni, la manutenzione dei sentieri, le passeggiate, le manifestazioni. Particolare manifestazione, nata ben prima della Sat, è la giornata con i Crodaiolo. Più di trent’anni fa, Bepi De Marzi, che veniva in ferie in Vallarsa, ha iniziato a cantare con Tullio Pezzato, Ezio Campagna e il coro Pasubio di allora. Adesso è diventata una manifestazione fissa, l’ultima domenica di agosto (il 25 agosto quest’anno).

- Il gruppo Sat festeggerà al Festival Tra le rocce e il cielo questi trent’anni di fondazione, organizzando una giornata dedicata alla montagna e all’alpinismo. Come si articolerà questa giornata?
Questa è stata voluta per far vedere la differenza fra l’alpinismo, quello vero, su roccia, fatto trent’anni fa e fatto adesso con i giovani, scarpette pantaloncini e maglietta, che corrono su e giù per le falesie. Nella mia esperienza ho conosciuto diversi alpinisti di Rovereto. Abbiamo cercato di contattarli e siamo arrivati ai giovani. Michele Bort, giovanissimo, è nella classifica mondiale dei climber famosi e ha fatto diverse vie impegnative alla loro maniera. Qui cerchiamo di mettere assieme questo filo che parte oltre trent’anni fa con Paolo Leoni e Dario Cabas che sono ultrasettantenni, poi Sergio Martini, Maurizio Giordani, Giuliano Stenghel e Luca campagna. Finchè arriviamo a Tiziano Buccella e Michele Bort che è giovanissimo, e cerchiamo di verificare questo cambiamento di andare in montagna. Una volta si andava in montagna e si stava in parete una settimana. Poi piano piano si sono ridotti i tempi e adesso in poche ore si riesce a fare una via, tornare e proseguire la vita. Volevamo vedere questa differenza. Cosa ne pensano i protagonisti di questa storia.

- Il tutto nella splendida cornice dell’Alpe di Campogrosso
Si perché penso che sia uno dei migliori posti. Anche se l’arrampicata risulta difficile sulle Piccole Dolomiti a causa della roccia friabile rimane uno dei migliori posti ai piedi delle nostre montagne.

A malga storta, sabato 31 agosto, alle 14 Michele Bort, Tiziano Buccella, Dario Cabas, Luca Campagna, Maurizio Giordani, Paolo Leoni e Giuliano Stenghel si incontreranno per “Alpinista ieri, climber oggi”. Intanto alcuni di questi protagonisti ci raccontano cos’è l’Alpinismo e cos’è per loro la montagna.

MAURIZIO GIORDANI
Classe 1959 ha vissuto questo passaggio di mentalità. Per lui, che ha iniziato ad arrampicare sul Baffelan e sulle montagne della Vallarsa. Fare alpinismo è una ricerca, un’avventura in un ambiente affascinante che permette di crescere e di fare esperienze importanti, alla ricerca di emozioni. Fare alpinismo è scalare le montagne di tutto il mondo ma conoscere anche culture diverse, religioni diverse, persone diverse che aiutano a capire il mondo. Molte esperienze sono raccolte in alcuni volumi che raccontano di arrampicate vicine e lontane.




GIULIANO STENGHEL

Considerato in passato l’anello di giunzione tra due generazioni di alpinisti, che con le sue esperienze ha esplorato un nuovo tipo di andare montagna anche spingendosi molto. Da un po’ di tempo ha messo insieme alpinismo e solidarietà, organizzando tra una cordata e l’altra serate informative e promozionali in tutta Italia. Della sua esperienza di climber e di uomo parlano i suoi numerosi volumi che lo accompagnano nelle presentazioni. Ha dimostrato come l’alpinismo non sia una cosa soggettiva ma, pur effettuato in solitaria, possa dimostrarsi un importante vettore per la solidarietà e l’altruismo.




DARIO CABAS

A chiamarlo alpinista si sente sopravvalutato ma leggendo il suo curriculum bisogna dissentire. Dario Cabas ha iniziato a praticare l’alpinismo, con tenacia e senza estremismi, sulle montagne attorno a casa. E accorgendosi di quanto era importante e sentito questo tema ha trasformato una passione in una professione, aprendo a Rovereto il primo negozio specializzato per climber. Accanto all’esperienza in roccia anche la storia dietro il bancone, che racconta l’evoluzione degli strumenti e delle tecniche da un equipaggiamento e il ruolo del venditore quasi da artigiano ad un’evoluzione tecnica e della produzione che ha rivoluzionato il settore. Cambia l’alpinismo, cambia il commercio, cambia anche la montagna. E lui ha scritto anche un piccolo libro recuperando quelle arrampicate “no big”, ad un passo da casa e a portata anche dei non espertissimi.





Massimo Plazzer
mplazzer@gmail.com

Nessun commento:

Posta un commento