lunedì 21 luglio 2014

Ghiacciai di una volta. Christian Casarotto ci racconta la mostra

In un periodo come l’attuale che ha visto, nell’arco di un secolo, quasi dimezzare l’estensione dei ghiacciai alpini, è emersa la necessità e l’importanza di raccogliere una documentazione scientificamente valida coinvolgendo in maniera attiva i cittadini, manifestando così all’intera società l’arretramento glaciale in atto, le sue conseguenze e le modificazioni del paesaggio alpino.

Il Muse ha così ideato il progetto Ghiacciai di una volta cofinanziato dal Comitato Scientifico Centrale del Club Alpino Italiano. Il progetto ha coinvolto la collettività invitandola ad acquisire immagini fotografiche moderne per riprodurre, nei medesimi punti di vista, riprese dei ghiacciai effettuate in tempi storici. 
Le fotografie storiche dei ghiacciai, unitamente alle foto attuali inviate al Muse e scattate da centinaia di persone, hanno permesso di costruire un prezioso archivio di immagini utili per indagini comparative dei ghiacciai e dell’ambiente alpino e per la realizzazione della mostra GHIACCIAI DI UNA VOLTA Immagini a confronto che ha permesso di divulgare lo stato di salute dei nostri ghiacciai.


Ci racconta della mostra, che sarà esposta in Vallarsa, al Museo della civiltà contadina di Riva dal 17 al 31 agosto in orario 9-12 15.30-19 (tutti i giorni escluso lunedì), Christian Casarotto glaciologo del MuSe che ha ideato e curato l'esposizione.
 




La riuscita del progetto è stata garantita dalla partecipazione di importanti enti ed istituzioni che operano nel campo glaciologico: Comitato Glaciologico Italiano, Fondazione Montagna sicura - Montagne sûre, Servizio Glaciologico Lombardo, Servizio Glaciologico Alto Adige, Comitato Glaciologico Trentino della SAT, ARPA Veneto e Unione Meteorologica Friuli Venezia Giulia, con il supporto di Carlo Baroni e Claudio Smiraglia.
Con gli obiettivi di favorire anche la frequentazione e la ri-scoperta della montagna, non sono state fornite indicazioni sul punto degli scatti fotografici. Il progetto, quindi, è diventato anche un gioco per ritrovare gli stessi punti da cui fu scattata la foto storica.
I risultati
Sono state archiviate 173 fotografie di 70 autori diversi. Il ghiacciaio più fotografato è stato quello dell’Adamello – Mandrone e, fra tutte le provincie alpine, la maggior parte delle fotografie sono state scattate osservando i ghiacciai trentini.
Con il contributo di Fabiano Ventura sono stati selezionati i migliori confronti fotografici e, da questi, il Comitato Scientifico ha condotto le valutazioni quali – quantitative relative al ritiro glaciale e alle modificazioni del paesaggio che emergevano a seguito del confronto.
I confronti fotografici confermano l’attuale situazione di forte regresso che il glacialismo alpino vive ormai in maniera quasi continuativa da 30 anni. Ghiacciai che si frammentano in apparati più piccoli, isole rocciose che emergono dal ghiacciaio, copertura detritica sempre più estesa, limite della vegetazione che sale di quota colonizzando nuove aree, percorsi alpinistici che con il variare dell’estensione glaciale cambiano di percorso evitando nuove aree crepacciate o aree detritiche instabili, sono gli elementi che emergono dal confronto, sottolineando come la montagna stia rapidamente cambiando.
Un forte cambiamento, questo, di cui è necessario far prendere consapevolezza all’intera società al fine di gestire un delicato territorio per una frequentazione intelligente e sicura. Il ghiacciaio è la nostra ricchezza e l’evoluzione del genere umano non può in alcun modo essere separata dalla sua conservazione.

Nessun commento:

Posta un commento