venerdì 17 luglio 2015

Le musiche nizzarde del Corou de Berra a Tra le Rocce e il Cielo

Il Corou de Berra lavora e sperimenta con la tradizione del canto polifonico delle Alpi meridionali. Fondato quasi per gioco nel 1986, il coro è diventata una delle realtà più attive del panorama musicale nizzardo. Il gruppo ha prodotto numerosissimi dischi, centinaia di concerti, ricerche e collaborazioni artistiche, tra le quali quelle con Francis Cabrel, André Ceccarelli, Antonella Ruggiero, Gianmaria Testa e il compositore Étienne Perruchon.
"La montagna separa le acque e unisce gli uomini". Questo detto delle Alpi meridionali illustra perfettamente il lavoro del gruppo. Per secoli, gli scambi tra Provenza, Nizza, Piemonte e Liguria hanno creato una realtà notevole, ricca delle molte identità specifiche delle Alpi meridionali. Una di queste realtà artistiche è il canto corale, che in questa regione alpina ha sviluppato un'originale e ricchissima tradizione di polifonia vocale.
Grazie alla loro presenza sul territorio, alla ricerca sul patrimonio culturale, ai loro dischi, alle creazioni musicali ed ai molti concerti, i sei cantanti del Corou de Berra hanno da sempre dato a questa specifica espressione artistica regionale un presente vivace e dinamico.
Il Corou de Berra ha collaborato anche a Dogora, film di Patrice Leconte, con le musiche di Étienne Perruchon.



Prima di tutto, Claudia, parlaci di te: quando sei entrata a far parte del gruppo?
Sono poco più di 10 anni che sono entrata nel gruppo. Sono nata a Bordighera, vicino a Mentone, a pochi chilometri dal confine. Abbiamo sede a Berre-les-Alpes, Berra, nell’entroterra nizzardo, ma tutti abitiamo a Nizza o nell’immediato entroterra.

Il Corou de Berra è cambiato molto nel corso degli anni, giusto? Raccontaci la storia del gruppo
Si, il Corou è cambiato molto nel corso dei suoi quasi 30 anni di storia. Era partito come un coro molto grande, più di una ventina di persone, poi mano a mano si è ridotto di dimensioni fino a diventare un gruppo di 6 elementi. Abbiamo lavorato per anni a sei voci, ed adesso sono due anni che siamo solo quattro voci.
Tutto è cominciato a livello amatoriale, solo per il piacere di trovarsi assieme e di cantare, non c’era forse l’intenzione di far rivivere un repertorio tradizionale della zona, ma solo la voglia di passare del tempo insieme. Poi, mano a mano, si è definito sempre meglio il progetto di far rivivere il repertorio musicale delle Alpi marittime del Mediterraneo, di difenderlo e tutelarlo. È stato a questo punto, quando tutto è diventato più strutturato che mano a mano il gruppo ha iniziato a sfoltirsi di numero, per mancanza di tempo da poter dedicare ad un progetto così impegnativo da parte di alcuni. Attualmente, tra i quattro membri del gruppo ci sono due dei fondatori del progetto, più io ed un altro elemento entrato nel gruppo successivamente.
Il nostro repertorio è occitano, anche se sarebbe meglio dire che è nizzardo, che differisce dall’occitano per via di tutte le influenze che ha avuto nel corso dei secoli con l’italiano. Cambiano le sonorità della lingua, i modi di dire e le espressioni, rispetto al ceppo occitano piemontese. Per alcuni versi è molto ligure, che per noi è anche stata una contaminazione musicale molto importante.

Quando il gruppo è stato fondato nel 1986 qual era lo stato di conservazione del dialetto nizzardo? Era ancora parlato o si stava perdendo come è accaduto in molte altre parti dell’arco alpino?
Sicuramente era un po’ più parlato di altre lingue locali che hanno vissuto difficoltà nettamente peggiori. Soprattutto nelle zone di montagna e nei paesi era ancora parlato diffusamente, anche se con le nuove generazioni si sta progressivamente perdendo. Attualmente è parlato ancora principalmente dagli anziani e nei paesi delle zone di montagna. Sicuramente negli ultimi 30 anni la lingua nizzarda è in perdita di parlanti, come anche in Italia, del resto.
Anche l’interesse per la lingua ed il dialetto nizzardo si sta perdendo. Poi ovviamente ci sono anche quelli che, per ragioni di identità culturale, tengono alla conservazione della lingua, ma senza dubbio è un momento difficile.

Questa perdita linguistica ha inciso sull’interesse per l’opera del coro?
No, c’è molto interesse per il gruppo. Questo perché il pubblico del coro ha voglia di risentire canzoni storiche e tradizionali, c’è chi ci segue per ragioni di riscoperta del nizzardo o di tutela della lingua, e ci sono molti stranieri che ci seguono perché sono affascinati dal nostro uso delle armonizzazioni polifoniche. Siamo sempre accolti con molto interesse e calore ovunque andiamo ed il nostro pubblico è sempre vasto e variegato.
C’è sempre qualcosa di speciale nella polifonia, nella bellezza delle voci che si fondono in un’unica armonia. È alla fine la musica che unisce, ben al di là dell’alveo culturale e linguistico di cui facciamo parte.


Quando avete sentito che il gruppo doveva diventare un progetto più strutturato e non un semplice coro amatoriale?
Io a quel tempo non facevo ancora parte del gruppo, ma dagli “storici” del gruppo ho saputo che gli impegni si facevano sempre più fitti e che tutto stava prendendo per conto proprio forma di un vero lavoro. È stato a questo punto che c’è stata una “selezione naturale” tra i componenti del gruppo, perché avendo lavoro, famiglia e impegni differenti, per molti è stato sempre più difficile conciliare il tutto. Ovviamente con l’aumentare degli impegni pubblici è cresciuto di pari passo anche l’impegno legato alle prove.
È stato un salto qualitativo che è venuto da sé, dovuto all’interesse sempre maggiore che il gruppo sapeva generare ad ogni suo concerto.

Nei tuoi dieci anni di militanza nel coro, quali sono stati i momenti più importanti?
Sono stati tanti. Mi viene in mente quando abbiamo cantato nelle cerimonie per i Giochi Olimpici Invernali di Torino, nel 2006, dove abbiamo partecipato ad uno spettacolo molto bello, creato da Gilberto Richiero, un’artista torinese. Era uno spettacolo sulla storia dei catari, già di per sé molto affascinante, e abbiamo condiviso la parte musicale con Antonella Ruggiero, uno dei miei idoli vocali.
Poi mi rimangono impresse tutte le collaborazioni che abbiamo avuto nei nostri dischi come Francis Cabrel e con altri artisti del jazz francese.

Attualmente invece quali sono i progetti del gruppo?
Stavamo parlandone giusto oggi, stiamo lavorando ad un progetto che si chiama “Quattro più uno” e che vede coinvolti noi quattro con un sassofonista qui della zona, che usa anche loop station e beat box e che unirà alle nostre vocalità la sonorità del sassofono ed anche suoni molto moderni e più elettronici. In più stiamo lavorando sul testo di una messa cantata riscoperta da poco, e che ora stiamo musicando e producendo per adattarla a quattro voci. Ma soprattutto stiamo producendo un nuovo disco per celebrare i 30 anni di attività del gruppo, quindi stiamo componendo e producendo a grande velocità per preparare questa nuova registrazione.

Questo nuovo disco sarà una retrospettiva o un lavoro completamente nuovo?
Sarà senza dubbio un lavoro completamente nuovo, perché penso che sia giusto, per celebrare i 30 anni di attività guardare al futuro del progetto, anche se ovviamente ci sarà uno sguardo anche origini del gruppo, magari riarrangiando alcuni pezzi. Penso che sia giusto, con una storia così lunga, guardare più al futuro che non chiudersi nel passato. Anche perché sarà un disco che cercherà di armonizzare sonorità tradizionali a musicalità più moderne o perfino elettroniche. Dopotutto anche la composizione attuale del coro è una sintesi tra due generazioni, con i due fondatori ancora membri che rappresentano la scorsa e con me e l’altro componente che rappresentiamo la successiva. La cosa bella è che sono due cose, canto tradizionale e suoni elettronici, che si amalgamano molto bene e creano sonorità molto innovative ed interessanti.

Allora in bocca al lupo per il vostro nuovo progetto e ci vediamo prestissimo in Vallarsa!
Crepi! Ci vediamo il 21 agosto!

Il Corou de Berra canterà al Festival Culturale Tra le Rocce e il Cielo il 21 agosto 2015, nella chiesa parrocchiale di Riva di Vallarsa. L’inizio del concerto è previsto per le 21.30, a chiusura della giornata delle lingue madri, vi aspettiamo numerosi!


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