martedì 7 luglio 2015

Profughi e internati trentini in Italia: due sedicenni nella Grande Guerra

Intervista a Maria Giuliana d’Amore


“ATTENTI ALLE AUSTRIACHE! Storia di Oliva e Fannj internate in Italia” nasce dall’esigenza di restituire memoria a una storia che è poco conosciuta: quella dei profughi e internati trentini in Italia. La vicenda di Oliva e Fannj è quella di tanti altri ragazzi, donne e anziani, che hanno vissuto da civili la guerra.

Se il filo della vicenda è tessuto e tenuto insieme dalle due giovani, lo spessore della storia viene dato da un tipo di teatro di prosa ibrido: tra teatro di narrazione, teatro d’ombre e d’oggetti.
Autrice dello spettacolo, Maria Giuliana d’Amore è l’unica attrice in scena ed usa stratagemmi e effetti scenici, per moltiplicarsi e impersonare più personaggi che fa dialogare fra loro.
Spettacolo drammatico e ironico. Lo spettatore segue e si incanta e sorride e si commuove.



Raccontare una storia di guerra e sofferenza richiede conoscenza dei fatti e sensibilità. Da dove nasce l’esigenza di questo impegno? L’idea dello spettacolo?

Ho scoperto che Angelica Zanghellini, la mia bisnonna materna di Villa Agnedo, era stata in Sicilia durante la Prima Guerra Mondiale. Me lo disse mia madre, ma non sapeva spiegarmi il perché. Mi ha incuriosito questa notizia e ho iniziato a leggere, studiare prima saggi poi moltissime lettere e i diari depositati all’Archivio di Scrittura Popolare, presso il Museo Storico in Trento. La mia bisnonna, come molti altri trentini era stata profuga di guerra in Italia. Mi sono appassionata poi alla storia di due ragazze, entrambe nate in Trentino – Tirolo nel 1899, che furono internate nel Regno d’Italia, perché ritenute pericolose e sospette austriacanti. Mi è venuta quindi l’idea e il bisogno di dare voce alle loro vicende. Le ricerche e lo studio di queste storie di civili in guerra sono durate molti mesi, e solo dopo questo lavoro è stata possibile  una prima stesura del testo teatrale.


Lo spettacolo che vedremo, ripercorre fedelmente le vicende di due giovani ragazze trentine costrette a vivere la guerra. Come si è documentata?

Escludendo la quantità di lettere mandate da e verso il fronte e quelle dei profughi e internati in Austria-Ungheria, mi sono comunque trovata di fronte una grande quantità di scritti, lettere soprattutto. I trentini mantenevano i legami familiari e d’affetto, inoltre raccontavano della loro situazione drammatica a persone che avrebbero potuto intercedere per loro presso le autorità - per esempio all’irredentista trentino Giovanni Pedrotti. Mi sono documentata sull’argomento leggendo saggi, ma anche chiedendo informazioni a storici; preziosi sono stati i consigli e i racconti di Quinto Antonelli, storico e archivista presso la Fondazione Museo Storico in Trento. Il diario, trascritto, di Oliva Cristoforetti mi è stato fornito da Mario Peghini, bibliotecario di Avio.


Come tratta del tema dei profughi e internati trentini in Italia nello spettacolo?

Attraverso le vicende delle due ragazze si riesce a immaginare una situazione più ampia e condivisa. Durante ogni guerra vengono coinvolti i civili e nei territori di confine ancora di più. I diari delle due ragazze non raccontano soltanto le situazioni drammatiche che hanno dovuto affrontare, mese dopo mese fino al 1919, ma anche e soprattutto il loro stato d’animo. La testimonianza storica dei sentimenti di questi trentini, le loro frasi piene di passione, mi hanno aiutata molto nel cercare di tornare indietro nel tempo e mettermi nei loro panni per dare spessore e verità alla mia interpretazione.    


Quali sono i linguaggi artistici utilizzati?

Sono da sola in scena ad impersonare diversi personaggi; che si differenziano con cambiamenti di voce, costumi diversi o piccoli stratagemmi inventati durante il lavoro di messa in scena. Si può dire che è uno spettacolo di prosa, commisto di teatro di narrazione, d’ombre e oggetti.



“Attenti alle austriache!” verrà rappresentato, in occasione del festival, nel Forte di Pozzacchio appena restaurato - una delle più importanti fortificazioni realizzate dall’esercito dell’Impero austroungarico lungo il confine con il Regno d’Italia. Quale contributo darà allo spettacolo quest’ambientazione così ricca di storia?

Penso che un’ambientazione così particolare, essendo un luogo legato alla memoria della Grande Guerra, faciliterà la partecipazione sia dello spettatore che mia. Darà sicuramente un peso diverso al testo dello spettacolo, soprattutto quando i protagonisti sono in pensiero per i parenti al fronte e poco si immaginano di quell’orrore.


Quale vorrebbe che fosse il messaggio lasciato dal suo spettacolo?

E’ una storia che almeno noi trentini dovremmo conoscere e deve essere ricordata. Non ci sono più le persone che l’hanno vissuta direttamente, ma ci sono ancora i ricordi che vengono trasmessi e gli scritti sopravvissuti al tempo. Mi hanno toccato: queste vicende e le ingiustizie, l’assurdità che portano con sé. Se questo territorio di confine è stato travolto da lacerazioni e battaglie parallele alla Grande battaglia, penso allora che se ne debba parlare, ascoltando tutte le voci, anche quelle di quei tanti che, per esser nati in quel tempo e sotto quella corona, hanno sofferto e sono stati colpiti nei loro affetti più cari, alle volte da entrambi gli schieramenti nemici. A Borgo Valsugana, ad esempio, per due mesi i due eserciti nemici occupavano e si ritiravano dal paese alternandosi, tanto che gli abitanti al mattino si chiedevano: “Ancoi sonti talgiani o sonti todeschi?”.  E’ chiaro che la maggior parte dei trentini di allora aveva delle sicurezze, tra cui quella di appartenere all’Impero Austro-Ungarico, e delle convinzioni, che non sono quelle che hanno le generazioni di trentini nati dopo il 1919. Lo spettacolo non andrebbe guardato con gli occhi del tempo presente! Ciò che voglio raccontare è la storia dell’esodo e dell’internamento di queste due ragazze molto forti e coraggiose.

Grazie mille, e arrivederci in Vallarsa!

Laura Zandonai





ATTENTI ALLE AUSTRIACHE! Storia di Oliva e Fannj internate in Italia - scritto e interpretato da Maria Giuliana d’Amore - andrà in scena a Forte Pozzacchio domenica 23 agosto 2015, ore 10

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