domenica 2 agosto 2015

Alpinismo e solidarietà #1: Intervista a Luciano Rocchetti.

La Provincia Autonoma di Trento, nel corso degli anni, ha migliorato le sua capacità di intervento a sostegno delle popolazioni colpite da calamità. In seguito alla tragedia del terremoto in Nepal, la Provincia si è mobilitata con una campagna di raccolta fondi e con stanziamenti pubblici. Luciano Rocchetti ci racconta come si sta intervenendo e quali progetti si ha in mente per il futuro di quell'area.
Luciano Rocchetti.
Dottor Rocchetti, di cosa si occupa in Provincia di Trento?
Dal 2000 sono il responsabile del settore Solidarietà Internazionale, all’interno del servizio per l’emigrazione e la solidarietà internazionale. Ci occupiamo di tutti i progetti di cooperazione e sviluppo con i paesi in via di sviluppo. Siamo attivi in America Latina, Africa e Asia.


Riguardo al Nepal, che tipo di reazione c’è stata sul momento? Che tipo d’interventi?
La reazione è stata immediata: il terremoto ha avuto luogo il 25 aprile, il conto corrente per la donazione è stato aperto due o tre giorni dopo. Ci sono state anche circostanze fortuite che hanno contribuito a rendere così rapido l’intervento: l’elicotterista della Protezione Civile Pierluigi Rosati era già presente in Nepal per istruire i soccorritori del luogo, e quando c’è stata la prima scossa, si è subito attivato per un mese. Questa reazione è stata così rapida soprattutto perché non abbiamo “scoperto” il Nepal con il terremoto: c’era già una forte presenza di associazioni di volontariato e cooperazione nella zona da parte di trentini. Nello specifico, sette associazioni erano e sono già presenti e affermate, chi da un anno e chi da quasi dieci. Siamo intervenuti, quindi, non su un territorio “vergine” e allo sbaraglio, ma conoscendo il contesto e appoggiandoci a realtà radicate. Gli interventi, infatti, sono ravvicinati fra loro e concentrati nell’area dove il terremoto ha avuto il maggior impatto, e contemporaneamente dove le associazioni erano già presenti. In più, il legame col Nepal è forte per via della montagna, quindi meta di molte spedizioni alpinistiche. La necessità di intervenire è apparsa subito evidente anche per via dei molti trentini che si recano lì per alpinismo. A questo proposito, vorrei rievocare la memoria dei tre alpinisti trentini morti nel terremoto: Oskar Piazza, Renzo benedetti e Marco Pojer. Il loro ricordo è uno degli elementi motivanti dell'impegno Trentino.


Esiste un “modello” trentino di solidarietà?
Non mi spingerei fino a chiamarlo “modello”, perché si può sempre migliorare, però il Trentino è intervenuto in numerose occasioni come il Nepal: penso all’Aquila, ad Haiti, allo tsunami nel sud-est asiatico, e alle Filippine. Tutte queste esperienze ci hanno fatto consolidare un modo di intervenire basato sul fare rete e sul rapporto con le realtà locali e con le associazioni che già operano lì, che hanno rapporti con la popolazione e le autorità locali. Direi che gli elementi fondamentali sono, da un lato, il fare rete qui, in Trentino, fra tutte le realtà sociali ed economiche, e di privilegiare interventi che si appoggino su realtà affermate, non mettendo soldi sull’onda dell’emozione, ma seguendo esperienze pregresse, e competenze specifiche. Ovviamente, subito dopo il terremoto, c’è stato un proliferare d’interventi, di generosità e finanziamenti, ma, come spesso accade, con interventi frammentari e non coordinati: con un po’ di orgoglio il Trentino, invece, ha dimostrato ancora una volta un intervento più consolidato.


Come si è riflessa quest’esperienza acquisita nel progettare l’intervento in Nepal?
Tutta questa esperienza è stata messa a frutto, come ho detto, innanzi tutto facendo rete. È stato subito istituito un tavolo: in esso sono presenti imprenditoria, sindacati, volontariato, tutte le associazioni già presenti in Nepal, e la Protezione Civile. Questo tavolo Trentino-Nepal ha elaborato un protocollo d’intesa su come raccogliere e utilizzare i fondi: c’è una commissione che esamina i progetti, che devono essere legati a realtà in cui le associazioni operano già, ma in cui nessuna delle associazioni è rappresentata, in modo da evitare conflitti d’interesse. In questa commissione di otto persone sono presenti anche la Caritas e la SAT per l’esperienza che possono portare da un lato sul volontariato, e dall’altro sull’alpinismo e l’intervento in zone di montagna. Nessuna di queste associazioni ha presentato progetti sul Nepal, sempre per evitare conflitti d’interesse: il compito di questa commissione è decidere, sulla base dei progetti presentati, dove e come spendere i soldi del conto corrente.


Come siamo messi con la raccolta fondi?
Sul conto corrente, con finanziamenti e donazioni private, sono stati raccolti circa 100.000 euro. Oltre a questi, 50.000 euro sono stati stanziati dalla Provincia, quindi con fondi pubblici. È importante sottolineare che questi fondi, per decisione del tavolo, non possono essere impiegati per spese correnti, ma solo per la fornitura di beni e servizi: tutti i soldi vanno al progetto e all’intervento diretto. Ancora è presto per fare una valutazione d’impatto sugli interventi, però verrà fatta in futuro.


Fino a quando c’è tempo per donare, e come valuta la quantità di denaro raccolta?
Il conto corrente sarà aperto fino a dicembre. Personalmente sono soddisfatto dei fondi raccolti: se pensiamo che siamo in un periodo di crisi, e tirar fuori venti o cinquanta euro non è esattamente banale, aver raccolto 100.000 euro in donazioni private in così poco tempo è più che soddisfacente. Poi teniamo conto che questi sono soltanto i fondi raccolti per gli interventi che deciderà il tavolo Trentino-Nepal: le varie associazioni che sono presenti sul territorio nepalese continuano la loro regolare attività di raccolta fondi, quindi i soldi raccolti per quest’emergenza sono molti di più. Questo è anche importante perché l’intervento della Provincia non vuole sostituirsi o imporsi alle associazioni, tutt’altro: vuole aiutare e dare una cornice comune, ma è giusto che le associazioni che operano sul territorio proseguano con la loro attività autonoma.


Che tipo d’interventi sono stati finanziati fino ad ora?
Fino ad ora gli interventi finanziati sono cinque, per un totale di circa 90.000 euro. Questi sono quasi tutti interventi di primissima emergenza: abbiamo la costruzione di campi con tende, la distribuzione di cibo, vestiti e coperte, e la distribuzione di generatori per l’energia elettrica. Un solo progetto è più “ibrido”, a metà fra la prima e la “seconda” emergenza: si tratta della distribuzione di fabbricati da assemblare in loco, quindi di materiali già pronti per essere assemblati e trasformati in rifugi. Questo progetto, però, è importante perché è indirizzato a una comunità tibetana in esilio: queste persone non sono riconosciute dal Nepal, quindi non hanno documenti e, in queste situazioni di crisi vivono una doppia emergenza.


Che tipo d’interventi ulteriori sono in programma?
L’idea della commissione è stata quella di destinare metà dei fondi raccolti a questi interventi di primissima emergenza, e l’altra metà a interventi di ricostruzione. Ad oggi il rapporto non è esattamente della metà, ma come ho detto c’è tempo fino a dicembre per donare e raccogliere altri fondi. L’idea, per gli interventi di ricostruzione, è quella di non sparpagliare i fondi su più progetti ma di concentrarsi su un solo progetto, probabilmente di natura infrastrutturale, che sia importante per le popolazioni locali e che sia anche “simbolico” e faccia capire in maniera tangibile la vicinanza del Trentino al Nepal. Sarebbe bello collegare la valle del Langtang, con un ponte o altri interventi infrastrutturali: questa valle è stata particolarmente sentita, e vi sono morti alcuni alpinisti trentini. Speriamo di poter decidere in maniera definitiva su questo progetto in settembre-ottobre.


Come sono i rapporti con le autorità locali?
La Provincia in quanto tale non ha rapporti diretti con le autorità nepalesi. Le associazioni che operano in loco, d’altro canto, sono quelle che si rapportano con il governo locale, e hanno già rapporti consolidati. Queste associazioni raccontano di una realtà molto variegata, anche se nel complesso l’impressione è positiva. Certo, come sempre in questi casi, ci sono stati episodi di eccesso di burocrazia, incomprensioni e, talvolta, anche corruzione. Il bilancio complessivo, però, sembra positivo.


Che progetti ci sono dopo dicembre, quando l’intervento del tavolo sarà esaurito?
In primo luogo, le associazioni che operano nella zona andranno avanti a lavorare, e questa è la prima e più importante garanzia di continuità. A oggi non c’è, però, una decisione della Provincia di continuare a collaborare oltre la durata del tavolo Trentino-Nepal.


Che tipo di consiglio darebbe a chi volesse aiutare?

In primo luogo, direi sempre di approfondire, capire e informarsi. La solidarietà non è solo generosità, è un fatto di relazione: è più facile donare sull’onda delle emozioni e poi disinteressarsi, mentre queste occasioni devono soprattutto servire per capire e scoprire il mondo che ci circonda.


Per chi volesse donare al fondo istituito dal Tavolo Trentino-Nepal, il codice IBAN è IT12S0200801820000003774828, causale “Fondo Nepal” presso l'Agenzia Trento Galilei di UniCredit S.P.A..

Con Luciano Rocchetti, Kurt Diemberger, Mario Corradini e Omar Oprandi parleremo del terremoto del Nepal, di alpinismo e solidarietà, la sera di sabato 22 agosto, alle ore 21:00, al tendone di Riva di Vallarsa. Coordineranno la serata Roberto Mantovani e Filippo Zolezzi. Arrivederci in Vallarsa.


Ludovico Rella ludovico_rella@yahoo.it

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