domenica 3 luglio 2016

La "riscoperta" di Battisti in Alto Adige

Intervista a Hannes Obermair
direttore archivio storico della Città di Bolzano

Cesare Battisti è stato ancora in vita oggetto di strumentalizzazioni e di propaganda da entrambe le parti. Come era vista la figura di Battisti dalla popolazione del Sudtirolo subito dopo l'annessione allo Stato italiano?

Lo considerava senz’altro un traditore, avvallando così in qualche modo la tesi della giustizia militare austriaca. Questo giudizio estremamente negativo fu ulteriormente inasprito dalla palese strumentalizzazione della figura di Battisti ad opera del nazionalismo italiano prima e del fascismo dopo. Assieme al trauma che il distacco dall’Austria comportò per la popolazione sudtirolese, si formò un cocktail micidiale di vittimismo e di antiitalianismo che perdurò per molti decenni. La costruzione del Monumento alla Vittoria nel 1928 con il suo “golgotha fascista”, con al centro proprio Battisti, evidentemente non poté che ibernare per molto tempo questa immagine, assolutamente astorica, di un Battisti fervidamente antitedesco e antitirolese.





Cesare Battisti oltre a essere simbolo della propaganda è anche uno strumento di memoria della comunità trentina e sudtirolese. Cosa rappresenta secondo lei oggi Cesare Battisti per la comunità di lingua tedesca dell'Alto Adige?

Fino a poco tempo fa Battisti era quasi sconosciuto, caduto nell’oblio più totale, alla faccia delle opere storiografico-letterarie di due importanti sudtirolesi quali Claus Gatterer e Franz Tumler proprio su di lui. Giova ricordare che il Monumento centrale a Battisti a Bolzano, l’erma di Adolfo Wildt nel arco di Piacentini, ma anche l’intitolazione di un nome di strada, di una scuola e della biblioteca civica, erano tutte iniziative organiche della politica memoriale del regime fascista, mai veramente rielaborate dalla comunità di lingua italiana, e tantomeno riconosciute da quella tedescofona. L’istituzione del percorso espositivo BZ ’18-’45: un monumento, una città, due dittature nel Monumento alla Vittoria nell’estate del 2014, depotenziandone i connotati ideologici e storicizzandolo in chiave europea, sta invece rigenerando una visione più aperta e più empatica anche del personaggio di Battisti. Questa “riscoperta” sembra essere condivisa dalla società civile sudtirolese intera, e non più su uno sfondo di cleavage etnico della memoria collettiva. Le iniziative battistiane a Bolzano di quest’estate, così almeno mi illudo, ne fanno pienamente parte.



Che rapporto ha l'odierna storiografia altoatesina con la figura di Battisti?

La storiografia regionale, se non palesemente di parte, ha ormai elaborato una visione pacata e equidistante della figura di Cesare Battisti. In questo processo, il coraggioso “sdoganamento” di Battisti effettuato da parte dei già citati intellettuali Gatterer e Tumler negli anni Sessanta del Novecento, i quali a loro volta si rinconducevano a Karl Kraus, ma sopratutto alla tradizione socialista incarnata in Battisti, ha giocato un ruolo non indifferente. Nella loro scia le valutazioni riscontrabili nella pubblicistica sudtirolese attuale sono spesso e paradossalmente, a mio modo di vedere, alquanto più generose di quella trentina.



Francesco Filippo




Domenica 17 luglio a Forte Pozzacchio alle ore 17 Appello alla storia: Il processo a Cesare Battisti




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